Torniamo in piazza


Il ruolo sociale della piazza é quello di offrire uno spazio affinchè una comunità umana possa esporre le proprie opinioni. Sin dall'antica Grecia l'agorà é stata il centro della vita pubblica e politica, gli uomini "liberi" si riunivano con lo scopo di prendere decisioni per il bene comune della polis, attraverso un acceso scambio di idee. Possiamo dire che nell'agorà ateniese si é battezzata la forma più autentica di democrazia, intesa nel suo significato etimologico di potere popolare. La democrazia come militanza, come esercizio quotidiano dell'arte retorica e partecipazione imprescindibile alla vita della città. Non c'era uomo ad Atene ( ma lo stesso può dirsi delle altre città greche) che non fosse cittadino, si era uomini in quanto cittadini. Persa la cittadinanza, persa la vita. Siamo sicuramente molto lontani dalla concezione iper-progressista moderna, in cui la nozione di democrazia tende tristemente a coincidere con quella di sconfinamento e lo spirito civico dei cittadini si desta soltanto al momento della "chiamata alle urne" (rendendoli, più che cittadini, meramente elettori). Passano i secoli e la piazza si trasforma. Con l'avvento dei moti rivoluzionari di fine '700 e '800 la piazza diventa megafono del dissenso nei confronti dei poteri costituiti, che non tengono conto del volere della maggioranza della popolazione.
Il nuovo carattere antagonista e talvolta eversivo della piazza è riuscito a fare la storia delle nazioni, in particolare di quelle occidentali. Basti pensare alla funzione rivestita dalla piazza nella stagione della rivoluzione francese o quando, al volgere dell'800, le prime masse si affacciano sulla storia, rivendicano diritti sociali, contribuiscono alla formazione di una opinione pubblica. 
Dal secondo dopoguerra il ruolo sociale della piazza è destinato nuovamente a mutare: le masse tacciono, i diritti sociali si spolpano, in ottica sempre più liberista, e i governi anticipano gli interessi minoritorari alle esigenze di molti.
L'affermarsi delle minoranze nelle piazze ha spesso sottratto spazio alla generalità dei cittadini. E anche quando i semplici lavoratori, le famiglie nucleari tradizionali, i pensionati italiani, i giovani disoccupati, hanno avuto la forza di scendere in piazza, le loro istanze sono rimaste inascoltate. Non sono corsi in loro sostegno i giganti della finanza, le soubrette hollywoodiane, i giornalisti di Repubblica e tutti gli altri sacerdoti del politicamente corretto. Se vogliamo invertire la tendenza, negare il modello globalista, solo una strada è possibile: ridimensionare la politica da social e ripopolare le piazze.
Giulio Di Fonzo

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