POLITICA ESTERA: ITALIA TORNA SOVRANA !



Qualche giorno fa i giornali ci hanno riportato la notizia del fermo giudiziario di Nicolas Sarkozy, convocato nel centro polifunzionale della Défense di Nanterre per essere interrogato. L’accusa cui deve rispondere potrebbe rivelare importanti scheletri nell’armadio dell’ex Presidente della Repubblica francese. Pare, infatti, che Sarkozy abbia ricevuto finanziamenti illeciti durante la campagna elettorale che nel 2007 l’ha portato all’Eliseo e ad aver riempito cospicuamente le sue tasche sarebbe stata la Libia di Mu’ammar Gheddafi: la stessa che nel 2011 fu bombardata dai francesi, che lasciarono nelle mani dei suoi fanatici nemici Gheddafi, il cui volto massacrato fu mostrato dai tg di tutto il mondo. Se le accuse fossero confermate comprenderemmo facilmente la reazione che proprio Gheddafi ebbe quando, in una delle sue ultime interviste, alla domanda su cosa pensasse del presidente francese Nicolas Sarkozy, che scalpitava per bombardare Tripoli, rispose: "Ha un problema di disordine mentale". Potrebbe, se i sospetti fossero confermati, aprirsi un vaso di Pandora (ad oggi solo dischiuso) dal quale emergerebbero esplicitamente le ciniche intenzioni colonialiste di Sarkozy e l’interesse ad eliminare fisicamente il colonnello Gheddafi (il quale sicuramente possedeva fonti di testimonianza del finanziamento eseguito che, se venute a galla, avrebbero inevitabilmente compromesso la posizione del Capo di Stato francese), mascherati con il pretesto di esportare libertà e democrazia e di sostenere i principi della primavera araba. La situazione in Libia dal 2011 è invece tuttora tragica: il vuoto di potere creatosi dopo l’eliminazione di Gheddafi non è stato ancora colmato e dall’inizio della crisi il territorio è stato nelle mani di milizie armate e ha visto sventolare tra le sue tipiche dune anche le bandiere nere del Califfato. Le conseguenze politiche e sociali della questione libica si sono dispiegate sulle nazioni europee e, in particolare, sull'Italia. Da tempo ormai affrontiamo o cerchiamo di affrontare il problema della immigrazione incontrollata che trova nella Libia un porto franco da cui partire. Eppure Gheddafi aveva avvertito l’Europa di quello che sarebbe accaduto se lui fosse stato destituito ma non fu ascoltato né dalla Francia di Sarkozy, che decise in modo unilaterale di far partire i suoi cacciabombardieri né dai Paesi che a essa si accodarono. Anche l’Italia fece la sua parte, nonostante l’iniziale contrarietà del premier Berlusconi, scegliendo ancora una volta di remare contro i propri interessi nazionali per seguire supina delle imposizioni provenienti dagli “alleati” dell’Unione Europea. Chissà poi quale scandalo avrebbe suscitato una ferma posizione dell’Italia a sfavore dell’intervento militare in Libia (come fece invece la Germania della Merkel). Chissà con che faccia si sarebbe presentata l’Italia nelle sedi europee se avesse avuto la forza di opporsi e avesse tutelato i vantaggi economici di cui essa beneficiava in campo energetico, evitando inoltre di innescare una bomba umana di migranti. Ma il caso libico non è il solo esempio di silenziosa subordinazione dell'Italia ai diktat altrui. Recente è la vicenda “Skripal”, che ha visto la Russia di Putin accusata (senza prove concrete) di aver impiegato gas nervino (illegale) per cercare di uccidere l’ex spia Sergey Skripal e a cui è seguita una “aggressione diplomatica” alla quale hanno partecipato 18 paesi in tutto, che si è concretizzata nella cacciata dei diplomatici russi dai propri territori. L’Italia di certo non poteva mancare nell’offrire solidarietà all’Inghilterra. O forse sì? Considerando i rapporti di natura commerciale che l’Italia ha con la Russia e che l’Inghilterra non ha fornito prove all’accusa, forse avrebbe potuto dare una maggiore prova di coraggio. Ora un nuovo teatro internazionale, quello siriano, torna ad animarsi e già minacciano, USA e Francia, il proprio intervento militare ai danni del governo di Hassad. Proprio nel momento in cui, a Duma, va facendosi più vicina la sconfitta di quei ribelli finanziati dal blocco occidentale. Ci auguriamo, allora, che l'Italia non curvi, anche in questa occasione, la schiena davanti ai suoi colleghi più forti (e arroganti), che non si faccia suggestionare dalla favola secondo cui la democrazia può imporsi con le bombe e che, almeno fino a quando l'Europa non avrà maturato un indirizzo lucido e condiviso in materia di politica estera, presti attenzione alla esigenze del proprio popolo.

 Paolo Vespa

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