GIUSTIZIA PER EMANUELE
Quanti di noi vanno a ballare nel week-end a
20 anni?
Chi con la ragazza, chi con amici, chi per
caso, chi per scelta, cosa c'è di male? Nulla, perché c'è la voglia di
divertirsi, di ascoltare la musica, di bere un drink con gli amici. Si chiama
spensieratezza, ed è proprio questa la gioventù, la voglia di vivere
spensierati, e un'occasione per godersi questi momenti puó essere proprio una
serata in un locale, come ha fatto il nostro fratello Emanuele, 20 anni, lo
scorso venerdi sera. A lui però, la gioventù è stata spezzata proprio lì, in un
luogo dove doveva passare una serata con la sua ragazza e i suoi amici.
Le note di cronaca purtroppo le conosciamo
già, e ci hanno fatto rabbrividire; lo scorso venerdi notte infatti il giovane
ventenne Emanuele Morganti, è stato pestato a sangue per
quindici minuti all’esterno di un circolo Arci ad Alatri, in provincia di
Frosinone, nella piazza centrale del paese, e domenica pomeriggio ha perso la vita al
policlinico Umberto I di Roma, nonostante i tentativi disperati dei medici di
salvargli la vita.
La nostra domanda è: perchè? Non riusciamo a
trovare risposte a una violenza così efferata, scaturita da motivi così banali
quali un drink o una reazione verbale ad un apprezzamento alla propria ragazza,
una violenza inaudita e feroce quanto ingiustificata.
Sono stati tanti i colpi che quel branco
inferocito gli ha sferrato contro, tanti i segni di quelle botte che lo hanno
massacrato. Tutto ciò è inaccettabile. Come è inaccettabile scoprire che uno
degli esecutori di questo omicidio fosse stato scarcerato il giorno prima,
scarcerato nonostante delle pesantissime accuse per detenzione e spaccio di
stupefacenti.
È inaccettabile che in Italia i ragazzi
normali, che vogliono passare una serata in un locale perdano la vita per mano
di conclamati delinquenti (ora anche assassini) che il nostro sistema giuridico
non riesce a trattenere in galera una volta tratti in arresto dalle forze
dell'ordine.
Siamo stanchi di vedere delinquenti che sono
fuori di galera dopo un giorno, siamo stanchi di sentir parlare di indulti, di
sconti di pena, di scadenze dei termini, di decreti svuota-carceri, di libertà
vigilate e di altri espedienti per non pagare il conto con la giustizia.
Noi oggi ci aspettiamo, guardando ancora una
volta con fiducia alle istituzioni, delle pene severissime e certe, altrimenti
Emanuele non avrà mai giustizia, e come lui tanti altri giovani saranno
vittime, chi più chi meno, della violenza e della delinquenza.
Che questo sacrificio non sia dimenticato, e
porti ad un inasprimento delle pene, oggi necessario al fine di prevenire
episodi di violenza gratuita come questo.
Come fa oggi un ragazzo, una persona, un
cittadino a guardare con fiducia alle istituzioni nel momento in cui un
delinquente, uno degli assassini di Emanuele, venerdi scorso anziché stare in
carcere, era in mezzo a noi, a tutti noi che il week-end andiamo alla ricerca
del divertimento?
È questo quello che a noi oggi fa paura, e
non vi è nulla di più sbagliato, perché un cittadino, ancor di più un ragazzo, non
deve avere paura , nè della legge nè di chi la fa rispettare.
Chi vive legalmente, non teme leggi
severe.
Che Emanuele possa avere giustizia, anche se
questo non gli restituirà i suoi 20 anni e non lo restituirà alla sua famiglia
e ai suoi amici, ma che per una volta la giustizia possa fare in modo che il
suo sacrificio ne possa prevenire altri.
Francesco Dubla
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